Il Cefalo Innamorato

Posted By velicaviareggina on 1 Dic 2023 |


Il mare del golfo quando è fermo

non sembra mare, pare cielo;

nel biancore opaco del mattino

chi va e chi viene, l’atmosfera è frenetica,

i vecchi battelli sono quasi pronti

al fischio di partenza.


Il marinaio Natòli

era come un pesce:

fuori dell’acqua non sa starci,

chi è nato pesce il mare l’aspetta.


Oggi è sull’Eolo

domani sul Lipari,

doman l’altro sullo Stromboli

e poi sul Vulcano;

lasciava l’isola saldata alla terra

per andare verso l’arcipelago

del re dei venti.


Quando tre fischi vibravano nell’aria

e l’isola sembrava venirti addosso,

sbucava dalla parte bassa del battello

con uno straccio unto in mano

canottiera macchiata di grasso

pantaloni lunghi arrotolati.


Giù la scala Gridava,

per tramutar la gente in barca,

poi la carrucola

per calar la pecora o la capra,

o altra merce che nell’isola era assente.


Il suo pensiero era fisso

a quella stanzetta sulla spiaggia

con gli attrezzi assetati d’acqua di mare,

nell’isola dove il sole,il vento e le maree

mutano l’acqua imprigionata in sale marino.


Mentre l’onda manda a riva il suo mormorio,

la barca a secco su due legni

aspettava,aspettava,

come la donna da lungo tempo

senza volerlo guarda la viuzza

che porta al mare:

forse arriva oggi il suo marinaio!


Qua e là i vecchi pescatori

seduti a gambe larghe

riparavano le reti.

Le mani facevano da sole,

gli occhi vedevano poco,

quello che c’era da vedere

le mani l’avevano già imparato.


Per la prima volta

avevo l’età con doppia cifra

un traguardo solenne;

veniva la notte buona

e lui mi dava una maglia grezza

che pizzicava addosso.


Remavo come potevo,

lui immorsava le esche

e una dopo l’altra

le calava a mare.


L’isola era lontana

un mucchietto di luci;

sdraiato sulla corda dell’ancora

guardavo girar le stelle:

erano cosi limpide, sembravano lavate,

la schiena oscillava pian piano

al ritmo delle onde.


La notte era chiara

fresca e penetrante

non c’era luna,

lontano qualche scheggia

precipitava in fiamme

spegnendosi prima di bagnarsi.


Gli occhi a stento stavano aperti

ma l’aria in caduta li chiudeva,

mi ritrovavo dentro un sonno breve

interrotto da una scrollata di mare.


Aspettando l’atto finale,

me ne andavo dietro ai miei pensieri

che arrivavano da lontano …

e se ne vanno come

la barca e l’onda,

ci passano sotto e la fanno oscillare.


Lento lento un principio di grigio

stringeva il punto a oriente,

da lì iniziava lo sfascio del buio,

saliva il chiaro dal basso,

quando sulla barca si vedevano le mani

era l’ora del raccolto.

Un segno e m’indicava il cambio di remata,

saliva a bordo il pesce catturato,

batteva la coda sul legno,

l’ultima difesa.


Quando il sole sgusciava dal mare

il marinaio riprendeva il comando,

filava dritto verso la terra

con un cuore più grande del mare;

quella barca saltava le onde

come un cefalo innamorato.


[Agosto 2012] Salvatore De Pasquale

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